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Qual è la frequenza di rimbalzo ideale per un ecommerce?

18 maggio 2024

| Redazione |
8 minuti per leggere
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Un utente atterra sul tuo sito, girovaga distrattamente e dopo pochi secondi decide di uscire. Questa è una cosa che non depone certo a tuo favore e che indica una frequenza di rimbalzo alta, poiché significa che gli utenti restano troppo poco tempo sul tuo e-commerce per leggere un articolo del blog o per completare un acquisto.

Bisogna però considerare che la frequenza di rimbalzo, detta anche bounce rate, non ha un valore univoco e che può dipendere da tantissimi fattori, come la natura stessa del sito.

Non necessariamente una frequenza di rimbalzo alto è negativa, come nel caso delle landing page, ma in questi casi sarebbe comunque meglio approfondire il discorso e cercare le motivazioni. Allo stesso modo una frequenza di rimbalzo molto bassa, cioè utenti che restano molto più a lungo sull’e-commerce, potrebbe indicare qualche criticità.

Nei seguenti paragrafi analizziamo cos’è il bounce rate, qual è la frequenza di rimbalzo ideale per un e-commerce e come calcolarlo.

La frequenza di rimbalzo indica la percentuale di utenti che atterrano su un sito web dopo aver visitato una sola pagina e che “rimbalzano”, cioè tornano indietro verso la pagina di ricerca o sul precedente sito dove era presente il link in uscita.

Volendo definire il bounce rate da un punto di vista matematico, possiamo dire che rappresenta il rapporto esistente tra le sessioni di una sola pagina, cioè il numero totale di utenti che visitano una singola pagina, e il totale delle sessioni, cioè il totale di entrate sulle pagine dell’e-commerce.

Questa metrica aiuta a capire come analizzare il traffico del sito e valutare il comportamento degli utenti. Trattandosi di un valore direttamente e strettamente collegato con le interazioni dei visitatori, questo concetto può tornare familiare e utile anche a chi ha realizzato un sito HubSpot visto che la piattaforma consente di misurare al suo interno in bounce rate di ogni pagina del sito.

Qual è il valore ideale di frequenza di rimbalzo per un sito e-commerce? Non si può dare una risposta univoca, poiché sono tanti i fattori da considerare. Nei siti one page, cioè con una singola pagina, il valore della frequenza di rimbalzo avrà sicuramente un peso diverso rispetto ad un sito con svariate pagine. Nei siti dove c’è una sola pagina infatti risulta molto più semplice per l’utente trovare (... o non trovare e chiudere la pagina) ciò che sta cercando rapidamente, quindi è naturale che la sua permanenza sulla piattaforma sia ridotta.

Ad ogni modo un buon valore di bounce rate si attesta tra il 25 e il 70%. Per avere un’idea eccoti una lista delle percentuali della frequenza di rimbalzo da prendere come riferimento per stabilire lo stato di salute del tuo e-commerce:

  • 25% o inferiore: c’è evidentemente qualche problema che potrebbe indicare un malfunzionamento, come ad esempio un’installazione sbagliata di Google Analytics;
  • 26-40%: percentuale ottima che indica eccellenti prestazioni dell’e-commerce che soddisfa le esigenze degli utenti;
  • 41-55%: percentuale nella norma;
  • 56-70%: percentuale più alta del normale, che però va valutata in relazione alla tipologia di sito;
  • 70% o superiore: un valore decisamente troppo alto, che potrebbe indicare criticità nel sito o nelle stesse pagine.

Una frequenza di rimbalzo piuttosto alta potrebbe indicare che gli utenti che atterrano sul sito non sono interessati a quello che trovano, o magari il design non è particolarmente attrattivo.

Per questo motivo è consigliabile realizzare un sito in Shopify, che tra i tanti servizi mette a disposizione un’ampia gamma di grafiche tra le quali scegliere per rendere il design quanto più originale e accattivante possibile, trattenendo il visitatore più a lungo. Oltre a ciò è da segnalare che Shopify permette di realizzare ecommerce headless, ossia ecommerce con un alto grado di personalizzazione di tutta la parte frontend.

Una percentuale ben al di sotto del 25% o addirittura che si avvicina allo zero indica però problemi ben più seri che richiedono un intervento immediato. Soprattutto in un e-commerce, dove generalmente gli utenti si soffermano un po’ di più per analizzare i materiali, le funzionalità e le caratteristiche dei prodotti in vendita, o per leggere gli articoli se è presente un blog, un tasso di rimbalzo molto alto rappresenta un campanello d’allarme da non sottovalutare.

Il rimbalzo indica una sessione che riguarda una sola pagina del sito. In Google Analytics la frequenza di rimbalzo viene indicata come una sessione che attiva un’unica richiesta nel server Analytics.

La frequenza di rimbalzo quindi misura il rapporto tra le sessioni di una singola pagina, divise per tutte le sessioni o la percentuale delle sessioni sul tuo sito dove gli utenti hanno visualizzato un’unica pagina e hanno attivato quindi una sola richiesta al server Analytics.

Per sgombrare il campo da equivoci è opportuno sottolineare una cosa: il bounce rate non misura il tempo trascorso sulla pagina, né tanto meno l’user engagement. Un e-commerce infatti potrebbe anche proporre una pagina di qualità, ma la frequenza di rimbalzo resta comunque alta per il semplice fatto che questa metrica non calcola la durata delle sessioni sul sito.

In sostanza un rimbalzo può essere registrato anche se l’utente atterra sulla pagina di destinazione e se il sistema di analisi non registra altre azioni utili. Questo può succedere poiché l’utente clicca sulla freccia back del browser, clicca su un link esterno o se chiude la finestra stessa del browser.

Ecco perché il bouce rate va considerato, valutato e analizzato in base alla tipologia stessa del sito e al target di riferimento.

Per un e-commerce una frequenza di rimbalzo molto alta è un piccolo dramma, poiché significa meno tempo trascorso sulla piattaforma e quindi meno possibilità che l’utente faccia un acquisto.

Se hai questo problema devi assolutamente individuare i motivi e, per facilitarti il compito, ecco una lista delle cause più comuni:

  • Tempi di caricamento della pagina troppo lunghi;
  • Troppi pop-up e banner pubblicitari invadenti;
  • E-commerce non mobile-friendly;
  • Errore 404;
  • Contenuti di scarsa qualità.

Tempi di caricamento della pagina troppo lunghi

Gli utenti moderni vogliono vivere una user experience altamente gratificante, quindi se il tuo sito è troppo lento a caricare sicuramente andranno altrove a cercare le informazioni di cui hanno bisogno. Inoltre un tempo di caricamento alto incide negativamente anche sul ranking del sito, proprio perché Google punta ad offrire agli utenti la migliore esperienza possibile. Analizza quindi quali sono gli elementi che appesantiscono il sito e che rallentano il caricamento, per poi risolvere le criticità.

Pop-up e banner invadenti

Sempre nell’ottica di una user experience gradevole, una miriade di pop-up e banner invadenti che rendono difficoltosa la fruizione dell’e-commerce sono elementi di disturbo che rischiano di far scappare a gambe levate il visitatore dalla tua piattaforma.

Tra l’altro Google penalizza i siti con Ads troppo invadenti, quindi è meglio cercare di posizionarli in modo corretto e discreto per non rovinare la navigazione del visitatore.

E-commerce non mobile-friendly

Benché sia piuttosto improbabile, può capitare che un e-commerce non sia ottimizzato per i dispositivi mobile. Risulta complicato ipotizzare che un sito negli anni ‘20 del 2000 non sia mobile-friendly, ma se il tuo non lo è provvedi subito a colmare questa lacuna.

Da tempo la maggior parte del traffico e anche degli acquisti online si svolge proprio da smartphone o comunque da dispositivi mobile. Se non hai un sito mobile-friendly è come correre a bordo di un’utilitaria mentre i tuoi competitor sfrecciano su auto di formula 1. A tal proposito Shopify mette a disposizione dei suoi utenti numerosi template per la realizzazione di ecommerce con un design adatto anche alla visualizzazione anche dai dispositivi mobile.

Errore 404

L’errore 404 è un vero incubo per chi possiede un e-commerce e può dipendere da tantissimi fattori, perfino un afflusso eccessivo di traffico sulla piattaforma.

Non sai cosa ha causato l’errore 404? Allora chiedi aiuto a Google che mette a tua disposizione la Search Console dove poter consultare una sezione dove sono indicate tutte le pagine 404 presenti sul sito. In questi casi la cosa migliore è intervenire direttamente sul problema per risolverlo oppure creare un redirect.

Contenuti di scarsa qualità o bad link

Se l’utente trova contenuti di scarsa qualità, con informazioni poco precise o addirittura sbagliate, ha una percezione negativa del sito e quindi probabilmente ne uscirà subito. Conoscere il cliente è cosa fondamentale anche per gli ecommerce, per questo esistono gli ecommerce crm, che consentono di immagazzinare i dati dei clienti in modo da scoprire quali contenuti migliorare, quali sono di maggiore interesse e quali eliminare. Il migliore in questo senso? Sicuramente Hubspot CRM.

O magari potrebbe capitare che l’utente approdi sul tuo sito tramite un bad link, cioè un link per nulla pertinente con la ricerca che sta facendo. Ecco perché è di fondamentale importanza anche la strategia di link building, che deve inserire link pertinenti che rimandino a contenuti realmente interessanti per gli utenti.

La frequenza di rimbalzo, presa singolarmente, non fornisce grandissime informazioni e per questo motivo va sempre analizzata all’interno del suo contesto e messo in correlazione con altri valori.

Come nel basket il rimbalzo è fondamentale anche negli e-commerce, quindi se vuoi andare a canestro la cosa migliore è affidarti ad una agenzia Shopify per permetterti di vendere i tuoi prodotti all'interno di un sito ecommerce con una frequenza di rimbalzo ideale.

Ti consigliamo inoltre, per approfondimenti, questa lettura gratuita.

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